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"La volontà di potenza" è un paradosso: pur essendo uno degli scritti più celebri di Nietzsche non è affatto opera sua, bensì il risultato di un'arbitraria compilazione di testi postumi del filosofo che altri, dopo la sua morte, hanno presentato come la sua estrema opera sistematica. Nietzsche tuttavia, nemico dichiarato dello spirito di sistema, aveva sì progettato un libro da dedicare alla "Volontà di potenza", ma ad esso aveva poi definitivamente rinunciato. Testimonianza concreta di quel progetto sono soprattutto 372 annotazioni del biennio 1887-1888 che Nietzsche stesso selezionò nei suoi quaderni e che costituiscono la fase più avanzata di elaborazione dell'opera e l'unico insieme di testi cui possa essere con una qualche legittimità attribuito il titolo di "Volontà di potenza",sebbene sia impossibile dire come essa si sarebbe presentata se Nietzsche l'avesse effettivamente portata a compimento. Al centro di quelle annotazioni, che vengono qui presentate unitariamente e nella loro integralità, vi sono i temi cruciali del pensiero nietzscheano (la dissoluzione della verità e lo smascheramento delle finzioni della ragione; la morte di Dio e l'avvento del nichilismo; la critica corrosiva alla morale e al cristianesimo; il tentativo di far coincidere essere e divenire...) unificati dal comune denominatore dell'interpretazione e proposti con la sferzante incisività che caratterizza la voce dell'ultimo Nietzsche.